Il Modello DIR, creato da Stanley Greenspan e Serena Wieder
è un modello basato sullo sviluppo che tiene in conto le differenze individuali
nel modo in cui ogni bambino riceve informazioni che vengono dal mondo, come le
elabora e come dà una risposta, elementi chiave per la costruzione di pattern
per il rapporto con l’esterno e il rapporto con le persone. Si tratta anche
di un modello centrato sulla creazione di relazioni emotive significative come
promotori di sviluppo e d’apprendimento veri.
Il Modello DIR si basa su un’attenta osservazione
dell’interesse naturale del bambino, delle sue motivazioni e del suo peculiare
modo di interagire con l’esterno per consentire all’operatore di entrare nel
suo mondo e, pian piano, portarlo verso un universo di condivisione. Questo è
impossibile se non si conosce il profilo individuale di ciascun bambino. Per
questo si lascia la generalità per entrare nel mondo d’ogni singolo paziente,
elaborando un intervento "su misura", in accordo col profilo
individuale di quel bambino.
Propone un modello di sviluppo sano per ogni bambino,
relativo alle diverse capacità che dovrebbe maturare nell’arco della vita,
fondamentali per la piena espressione dell’intelligenza, dell’affettività e
della socialità. Tali capacità sarebbero deficitarie o assenti nei bambini con
gravi disordini nella relazione e nella comunicazione.
Secondo il Modello DIR, il bambino deve essere attento
e regolato, al fine di imparare a mantenere un rapporto d’intimità con il suo caregiver
ed essere un comunicatore di due vie: all’inizio mediante una comunicazione
gestuale e poi mediante una verbale più complessa per raggiungere il mondo
simbolico ed essere in grado di collegare diverse idee e diversi stati emotivi
in una rete complessa cognitiva e affettiva. Il ruolo dell’operatore e della
scuola è quello di aiutare i bambini a raggiungere il massimo livello possibile
di tali capacità.
Le capacità funzionali emozionali sono, da un lato, una base fondamentale
per un sano sviluppo e, dall’altro, danno al bambino, secondo un punto di vista
clinico, elementi di lotta contro i sintomi centrali dell’autismo:
1. un bambino coinvolto sarà meno isolato;
2. un bambino che comincia a comunicare diviene meno
rigido, più flessibile, con più o meno deliberata persistenza e incorpora una
maggiore informazione del mondo migliorando la sua performance cognitiva.
Lo sviluppo della gestualità gli permetterà di evitare
situazioni comportamentali gravi, molte volte come risultato di un sovraccarico
sensoriale, per esempio:se un bambino è sovraccarico, in un clima pieno di voci
e suoni che lo perturbano, soffre a causa dei suoni e non è in grado di fare
nessun gesto per far conoscere quello che lo disturba. Si isolerà e diventerà
probabilmente aggressivo per evitare questo sovraccarico di stimoli.
Lo sviluppo della gestualità sarebbe quindi uno
strumento per comunicare ciò che provoca questa sofferenza ed evitare
comportamenti aggressivi, causati dalla situazione disturbante.
Nel Modello DIR i sintomi dei comportamenti che si
esprimono nel Disturbo dello spettro autistico (DSA) sono considerati come
problemi derivanti dalla mancanza di modulazione sensoriale e della
pianificazione motoria. Per questo motivo è importante conoscere
l’individualità di ogni bambino nel suo modo di gestire l’informazioni che
riceve dal mondo esterno in tutti i canali sensoriali.
Un ragazzo che vive grossi disagi in tal senso, avrà
grandi difficoltà nella possibilità di creare pattern di funzionamento
adeguati per muoversi con gli altri.
I progressi nelle neuroscienze considerano
fondamentale questo aspetto dei problemi dei bambini affetti da DSA.
Il Modello DIR, facendo riferimento ai risultati delle
più recenti ricerche, propone un intervento intensivo, sistematico, allargato e
che coinvolge tutti i setting della vita di un bambino. Tiene conto che
per raggiungere la riabilitazione non è sufficiente "un’ora di
psicomotricità" o "due ore di logopedia", perché la complessità
del disturbo implica un programma allargato di riabilitazione.
Questo modello d’intervento coinvolge le famiglie e la
scuola: insieme puntano a sviluppare determinate capacità funzionali, ristrette
o assenti nel bambino con autismo.
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